L’Iranian-Italian Archaeological Mission to South-Eastern Iran lavora da dieci anni nell’area della valle di Halil Rud e del bacino del Jazmurian nella regione del Sistan-Baluchistan. Il progetto, svolto in stretta collaborazione con gli studiosi dell’Università di Jiroft e Teheran (Nasir Eskandari, co-direttore con M. Vidale) e i colleghi del Museo Archeologico di Zahedan (Mohammad Heidary), si è inizialmente concentrato sui lavori di documentazione delle precedenti ricognizioni e scavi condotti nell’area e solo parzialmente pubblicati.
Ad oggi la Missione ha riattivato anche il lavoro sul campo, tramite ricognizioni e saggi di scavo sui siti della zona settentrionale della Valle di Halil. Obiettivo principale è la creazione di una sequenza archeologica locale che va dal VII millennio a.C. al periodo storico. È inoltre prevista la pubblicazione di una serie di eccezionali rinvenimenti recuperati da scavi clandestini, ma che ad ogni modo meritano di essere conosciuti e documentati.
Sullo sfondo di quel che potrebbe sembrare un arido schema di strati, sequenza ceramica e datazioni al radiocarbonio, l’obiettivo risulta ben più ampio, finalizzato alla comprensione del contesto storico dell’antica civiltà di Marḫaši, con la sua peculiare arte, il sistema di scrittura e gli antichi centri urbani. La Missione sta inoltre lavorando in collaborazione con l’Università di Zahedan (Hossein Ali Kavosh, Reza Naseri) anche alla pubblicazione di dati da siti rilevanti scavati attorno a Shahri Sokhta per implementare la conoscenza della preistoria del Sistan, già antico teatro di importanti scoperte dell’archeologia italiana.