La missione congiunta italo-russa ad Abu Erteila (Sudan) nacque nel 2008 in virtù di un accordo di cooperazione internazionale stretto fra l’IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) e lo IOS-RAS (Istituto per gli Studi Orientali del’Accademia Russa delle Scienze), approvato dall’NCAM (National Corporation for Antiquities and Museums of Sudan).
La missione è attualmente supportata dall’ISMEO (Associazione internazionale di studi per il Mediterraneo e l’Oriente) e gode del patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Il team, i cui direttori sono Eugenio Fantusati (ISMEO) ed Eleonora Kormysheva (IOS-RAS), è attivo in Sudan dal 2008 senza soluzione di continuità e, in aggiunta al direttore, annovera i seguenti membri permanenti:
POSIZIONE GEOGRAFICA
Abu Erteila è un sito archeologico localizzato a nord-est di Shendi entro il Wadi el-Hawad, 9 km dalla necropoli reale di Meroe e meno di 5 km dalla riva orientale del Nilo all’altezza di Kabushijya. Il territorio consiste primariamente di sabbia, ghiaia e sedimenti di arenaria giallastra. L’area è piatta con l’eccezione della zona settentrionale ove insistono due cosiddetti kom, basse colline costituite da materiale di risulta orientate rispettivamente in direzione nord-sud ed est-ovest. Queste due alture hanno rappresentato oggetto preminente dell’indagine sul campo. L’evidenza sinora venuta alla luce parla di un’occupazione secolare di Abu Erteila senza soluzione di continuità fra il periodo meroitico classico (I-IV secolo) e l’epoca cristiana (VI-XV secolo).
INDAGINI DI SCAVO SUL KOM I
In ossequio alle indicazioni offerte da rilevazioni con Ground Penetrating Radar, cui son seguiti saggi di estensione limitata a verificarne gli esiti, le attività di scavo sul kom I hanno evidenziato le vestigia di un palazzo di epoca meroitica edificato con l’utilizzo combinato di mattoni crudi e cotti, e includente un totale di diciannove ambienti alle conoscenze attuali. Due di essi, localizzati in corrispondenza dell’angolo nord-orientale dell’edificio, hanno restituito postazioni di cottura del cibo ancora in situ. Cinque sepolture intrusive vennero scavate nell’area nel corso dell’era cristiana. Datazioni al radiocarbonio effettuate su campioni di carbone di legna recuperati entro le cucine suggeriscono che l’edificio venne eretto durante il I secolo.
INDAGINI DI SCAVO SUL KOM II
Nel corso delle ultime stagioni di scavo la missione italo-russa ha concentrato la propria attenzione sul kom II, portando alla luce i resti di un tempio voluto dalla coppia di co-reggenti Natakamani e Amanitore, regnanti in epoca meroitica fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. La sua planimetria, di carattere piuttosto inusuale, presenta un naos cinto su tre lati da un deambulatorio, oltre a cappelle laterali e ad un ampio annesso meridionale. Beni di differente natura, accompagnandosi a datazioni mediante radiocarbonio, hanno permesso la contestualizzazione cronologica del complesso, che ha tuttavia trovato sua indicazione principe in un basamento in basalto, di sezione approssimativamente quadrata, venuto alla luce all’interno del naos. Ogni lato riporta la figura incisa di una dea affiancata da linee verticali di iscrizioni in geroglifico egiziano recanti i cartigli di Natakamaani, Amanitore e del principe ereditario Sorkror. La notizia del rinvenimento ha avuto estremo risalto da parte della stampa internazionale. Altre sepolture vennero scavate nell’rea in epoca cristiana, confermando il reimpiego del territorio di Abu Erteila quale area funeraria in un periodo tardo del suo ciclo vitale.