L’Associazione ha lo scopo di svolgere programmi di studio, formazione e ricerca relativi alle culture e ai Paesi dell’Asia e dell’Africa e alle loro interazioni con il bacino mediterraneo. A tal fine, promuove e sviluppa rapporti culturali, scientifici e di cooperazione con singole istituzioni ed entità nazionali e internazionali. In particolare, ISMEO predispone e realizza programmi di studi e di ricerche; promuove iniziative di collaborazione culturale e scientifica attraverso scambi di informazioni, esperienze e conoscenze tra studiosi ed esperti, anche attraverso l’organizzazione di convegni, conferenze ed esposizioni; realizza progetti di cooperazione, di consulenza e di assistenza, con particolare riferimento alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale dei Paesi sopra menzionati e, in tale quadro, effettua missioni, viaggi di studio e campagne archeologiche in detti Paesi; acquisisce e conserva ogni tipo di documentazione sul patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale relativo a detti Paesi; svolge attività editoriale in proprio o in collaborazione con altri enti o case editrici; organizza scuole per l’insegnamento delle lingue e culture relative ai Paesi di cui si occupa; promuove, progetta, organizza, e gestisce anche su commessa o sulla base di appositi finanziamenti, corsi di formazione e di specializzazione, attività formative e seminariali, nelle discipline di sua competenza; stipula convenzioni e conclude intese per attività in comune con università, accademie, istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere, nonché con organismi internazionali e altri enti, associazioni ed organismi italiani o stranieri nei settori delle proprie attività; presta assistenza culturale all’inserimento degli immigrati nella società italiana, offrendo opportuna collaborazione agli enti territoriali preposti a tale compito; istituisce premi e borse di studio; istituisce sedi in Italia e all’estero.
Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente
IBAN IT75V0200805052000102392454 UNICREDIT
L’idea di creare un istituto dedicato principalmente alle relazioni culturali tra l’Italia e i paesi asiatici, e in un primo momento in particolare verso l’India, nacque grazie ai colloqui avuti da Giuseppe Tucci con varie personalità nel corso del suo soggiorno come insegnante nelle università di Shantiniketan, Dhaka e Kolkata, tra il 1925e il 1931. L’idea trovò in Italia terreno fertile nell’ambiente governativo, e grazie anche all’appoggio del filosofo Giovanni Gentile l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo oriente aprì i battenti alla fine del 1933. Nel febbraio del 1934 Tucci, che ne era uno dei due vice-presidenti, tenne una conferenza intitolata “L’Oriente nella cultura contemporanea” che era, di fatto, il programma politico dell’Istituto. In esso, Tucci mise lucidamente in evidenza la necessità di reimpostare interamente la nostra mentalità nei confronti dei popoli orientali, criticò l’impostazione accademica degli studi orientalistici, e pose la reciproca comprensione a fondamento ineludibile delle relazioni economiche e politiche.
Sino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’IsMEO organizzò principalmente corsi di lingue e scambi di docenti, distribuì borse di studio, e curò la pubblicazione di periodici destinati ad un pubblico colto ma non specialista, come Asiatica e Yamato. Fu inoltre aperto un piccolo museo di arte orientale, che cessò nel 1944, quando l’attività dell’Istituto venne sospesa. Alla ripresa delle attività, nel 1947, sotto la presidenza di Tucci, l’Istituto ampliò rapidamente il suo campo di azione, organizzando anche spedizioni scientifiche in Tibet (1948) e Nepal (1952 e 1954), e dal 1955 stringendo accordi con i governi del Pakistan, dell’Afghanistan e dell’Iran per l’apertura di cantieri di scavo archeologico e di restauro monumentale in alcuni dei siti storicamente più significativi, come la valle dello Swat, Ghazni, Isfahan, Persepoli. Accordi che negli anni a venire sarebbero stati stretti anche con altri paesi, tra cui il Nepal, la Thailandia, l’Oman, lo Yemen, il Turkmenistan, facendo dell’Istituto un punto di riferimento essenziale per le attività italiane di ricerca in Asia. Grazie ai reperti provenienti dagli scavi, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, fu inoltre promossa l’istituzione del Museo Nazionale d’Arte Orientale (1957). Nel 1995, per ragioni di bilancio, l’Istituto venne fuso con l’Istituto Italo-africano, dando vita all’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.
Le origini dell’Istituto Italo-Africano risalgono al 1906 quando venne creato un Istituto Coloniale Italiano, poi trasformato in Istituto Italiano per l’Africa nel 1947. Divenuto Istituto Italo-Africano nel 1971 da allora l’ istituzione ha svolto una fondamentale attività in tutti i settori dell’africanistica con una particolare attenzione rivolta alle scienze umane e sociali. La prestigiosa sede dell’Istituto nel palazzo di Via Aldrovandi a Roma è stata il centro di intensa attività culturale anche grazie al ricchissimo patrimonio bibliografico raccolto nella Biblioteca. Assai stretti i rapporti e gli scambi intrattenuti con i paesi del Continente africano attraverso missioni di studio e corsi linguistici, questi ultimi organizzati presso la sede romana. Grazie a questa attività l’Istituto è stato per anni il punto di riferimento di ricercatori di nazionalità africana che soggiornavano a Roma per periodi di studio. Particolarmente efficace l’attività dell’Istituto durante la presidenza di Tullia Carettoni che lo ha diretto fino alla sua confluenza nel nuovo organismo, l’IsIAO, creato nel 1995 con la Legge n. 505.
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Durante la presidenza Carettoni divenne usuale celebrare la “Giornata dell’Africa” presso la Sede di Via Aldrovandi con la partecipazione del Presidente della Repubblica Italiana e gli ambasciatori dei Paesi Africani. L’ampio spettro di competenze coperto dall’Istituto Italo-Africano è stato efficacemente rappresentato nella Rivista “Africa”, rivista internazionale volta a promuovere la collaborazione tra studiosi italiani e africani nella ricerca e sul piano operativo, a cui hanno partecipato i più competenti studiosi italiani e stranieri nel campo dell’Africanistica, dalla storia, alle istituzioni politiche e giuridiche, alla etnologia, alla archeologia e antropologia.
L’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente viene istituito con Legge n. 505 del 1995 per massimizzare le iniziative e le risorse nazionali nel campo d’azione dei precedenti Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente e Istituto Italo-Africano. La sua attività prosegue nel solco tracciato dagli istituti da cui ha tratto vita, promuovendo i rapporti culturali dell’Italia con i paesi di questi due continenti attraverso conferenze internazionali, mostre, pubblicazioni, scavi archeologici, cantieri di restauro e progetti di ricerca di carattere storico, linguistico e filologico. Nonostante le difficoltà poste dalla mutata situazione internazionale, l’Istituto si sforza di mantenere in vita le attività scientifiche italiane in aree quali il Pakistan e l’Afghanistan, oltre ad allargare le iniziative archeologiche a diversi stati centro-asiatici e caucasici nei territori appartenuti all’Unione Sovietica. Anche in Africa nuove ricerche vengono incoraggiate soprattutto nei paesi dell’Africa mediterranea -Egitto e Libia- e in Etiopia, mentre proseguono attività di studio e di formazione rivolte alla Africa occidentale. L’Istituto sconta tuttavia un atteggiamento politico nazionale mutato rispetto ai decenni precedenti, che non vede più nella cultura uno strumento utile al perseguimento di vantaggi diplomatici e/o economici. Si arriva così – dopo una rilevante diminuzione progressiva di contributi pubblici – ad una serie di iniziative volte al suo commissariamento e alla sua chiusura, che verrà realizzata nel novembre del 2011 con la messa in liquidazione amministrativa coatta.
Adriano Valerio Rossi (Roma, 1947) è un linguista, filologo e iranista italiano.
Professore di Filologia Iranica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, è attivo nella ricerca italiana sulle lingue iraniche. Ha studiato lingue, storia e civiltà del Vicino Oriente antico e moderno all’Università di Roma, sotto la guida di A. Bausani, A. Pagliaro, W. Belardi, G. Cardona, S. Moscati, G. Castellino, M. Liverani, G. Garbini, S. Mazzarino e G. Pugliese Carratelli, acquisendo contemporaneamente una vasta formazione negli studi classici e filosofici. Dal 1980 è professore straordinario (dal 1983 ordinario) di Linguistica Iranica, poi Filologia Iranica, all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Ha diretto il Centro di Lessicografia Asiatica dell’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (poi Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) dal 1984.
Nel quadro dei suoi interessi relativi alla lingua baloci, negli anni Ottanta è stato direttore del Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) Etnolinguistica dell’Area Iranica, il primo di carattere etnolinguistico nella storia dei PRIN. Dirige il progetto internazionale volto alla stampa del primo dizionario etimologico della lingua baloci (A Balochi Etymological and Comparative dictionary) ed è fondatore e direttore della [Newsletter of] Balochistan studies. Dal 1998 ha diretto come Principal Investigator sei PRIN su temi di linguistica iranica (etimologia baloci e favolistica iranica) ed epigrafia antico-persiana. Si è interessato (con oltre 150 pubblicazioni) di (etno)linguistica storica e descrittiva (antico-persiano, elamico, partico, medio-persiano, sogdiano, curdo, baloci, farsi, brahui, urdu), storia politica del subcontinente indiano e dell’Asia orientale. Dai primi anni 2000 dirige il progetto internazionale DARIOSH (= Digital Achaemenid Royal Inscriptions Open Schema Hypertext) per l’archiviazione digitale e una nuova edizione commentata delle iscrizioni reali achemenidi.
È stato Direttore del Dipartimento di Studi Asiatici (1987-1988), Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia (1990-1992), Prorettore (1987-1988) e Rettore (1992-1998) all’Orientale di Napoli, dove è attualmente il decano del corpo accademico, e dove dirige il Dottorato di ricerca Turchia, Iran, Asia centrale. Ha rappresentato l’Italia nell’Asia-Europe Foundation (ASEF) dalla sua fondazione (1997) al 2004. È membro di consigli scientifici di periodici e serie monografiche, tra cui Acta Iranica (Leuven, Peeters), Iran & the Caucasus (Leiden, Brill), Ancient Iranian Studies Series (Centre for the Great Islamic Encyclopaedia, Tehran), Balochistan Review (Quetta), Middle Persian Dictionary Project (Gerusalemme), Annali Serie Orientale (Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo, Orientale di Napoli), Scritture di storia (ESI, Napoli) e Mezzogiorno e Europa (Napoli), nonché di accademie e società scientifiche, tra cui l’Accademia nazionale dei Lincei e la Balochi Academy (Honorary Member). Dall’11 marzo 2016 è presidente di ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (“nuovo ISMEO”) con sede a Palazzo Baleani, Roma.
Nato a Latronico (Pz). Laureato in giurisprudenza nell’università Federico II di Napoli. Giornalista professionista. Corrispondente dell’Agenzia Ansa a Bruxelles dal 1967 al 1975, quindi Inviato Speciale di politica estera della stessa agenzia sino al 1989. Da quell’anno al 1992 portavoce del governo pentapartito (DC, PSI, PSDI, PLI e PRI) guidato da Giulio Andreotti. Rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel CDA dell’IsMEO. Consigliere d’amministrazione dell’IsIAO di cui nel 2008 assume la carica di vice presidente. Autore di numerosi articoli e saggi, ha pubblicato tra gli altri Cento punture di spillo, Roma, Memori, 2005 e “Il caleidoscopio islamico”, in Il fondamentalismo islamico, Roma, IsIAO, 2006.
Anna Filigenzi è professore associato di archeologia e storia dell’arte dell’India presso l’università di Napoli “L’Orientale”. Dal 1984 è membro della Missione Archeologica Italiana in Pakistan e dal 2003 direttrice della Missione Archeologica Italiana in Afghanistan. È autrice di numerose pubblicazioni su temi di archeologia e storia dell’arte del Subcontinente indiano e dell’Asia Centrale, discipline sono anche oggetto della sua attività didattica. Campi di ricerca: iconografia e architettura Buddhista, specialmente di periodo gandharico e post-gandharico; contatti culturali tra Pakistan settentrionale, Kashmir, Himalaya Occidentale e Xinjiang, con particolare riguardo allo sviluppo e circolazione di forme di arte visiva e all’intreccio tra cultura religiosa, politica e società civile.
Sergio Ferdinandi, archeologo medievista, è dirigente generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali nel ruolo di Capo di Gabinetto, direttore di strutture e componente di staff, in particolare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della difesa ed il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. È Specialista di incastellamento e architettura militare soprattutto dell’Oriente romano-bizantino e crociato. Già esperto della Commissione Nazionale Italiana UNESCO, Ispettore onorario della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e componente del Consiglio Superiore per i beni e le attività culturali e paesaggistici del Ministero del Cultura è membro di diverse società e istituzioni scientifiche internazionali. Conduce ricerche ed investigazioni archeologiche con istituzioni accademiche nazionali ed internazionali nell’area del Mediterraneo con particolare riguardo alla regione Siro-palestinese. Oltre a collaborare con diverse missioni internazionali in particolare in Africa e in Medio Oriente, dirige in Armenia la Missione archeologica internazionale di Aruch e dell’Incastellamento della Via della Seta in epoca tardo-antica e medievale.
Andrea Manzo è professore di Archeologia e antichità etiopiche e Antichità nubiane presso il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, che ha diretto dal 2020 al 2023. Ha conseguito il Certificat International d’Archéologie Africaine presso l’Université Libre de Bruxelles nel 1991 e è stato borsista del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1992 al 1993. Ha conseguito il dottorato nel 1998 presso l’Istituto Universitario Orientale. Nel 2003 è stato insignito del Premio Giorgio Maria Sangiorgi per la storia e l’etnografia dell’Africa dall’Accademia Nazionale dei Lincei. Dal 2018 è membro del Board dell’International Society of Nubian Studies. Dirige le Missioni Archeologiche dell’Orientale e dell’ISMEO in Egitto e Sudan e co-dirige con Luisa Sernicola quella in Etiopia. I suoi interessi di ricerca sono: lo studio delle relazioni culturali e economiche nell’antica Africa nordorientale; l’adozione e l’adattamento di iconografie, stili e tratti ideologici esogeni nella medesima area; lo studio del popolamento e della storia delle regioni marginali, con particolare riferimento al Deserto Orientale e alla costa del Mar Rosso; le dinamiche di interazione uomo-ambiente e la formazione delle società gerarchizzate nell’Africa nordorientale antica. È autore di più di centocinquanta pubblicazioni che riguardano l’archeologia egiziana, gli studi nubiani e etiopici, toccando anche le applicazioni digitali all’archeologia (si veda Academia.edu; Researchgate.net e UNORA-Iris, catalogo dei prodotti di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale).
Alessandro Bausi (1963, Laureato nel 1988 presso l’Università di Firenze, Dottore di ricerca nel 1992 presso l’Istituto Orientale di Napoli) è professore ordinario di Semitistica – lingue e letterature dell’Etiopia (s.s.d. STAA-01/G) presso la Sapienza Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo (novembre 2023-). Già Ricercatore (1995) e Professore associato (2002) di Lingua e letteratura etiopica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, è stato Professore (W3) di Studi etiopici (Äthiopistik) presso l’University of Hamburg, Facoltà di Lettere e Filosofia, Asien-Afrika-Institut, Abteilung für Afrikanistik und Äthiopistik (settembre 2009-Ottobre 2023). È stato direttore della rivista Aethiopica: International Journal of Ethiopian and Eritrean Studies (2009-2023) e dei suoi Supplements (2013-2023), e della serie Aethiopistische Forschungen (2010-2023). È consulente per il gǝʿǝz e gli studi etiopici ed eritrei per diverse altre collane e riviste, tra cui gli Scriptores Aethiopici del Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium (2010-), e i Texts and Studies in Eastern Christianity (2011-). Direttore dell’Encyclopaedia Aethiopica (2010-2014), del progetto “Comparative Oriental Manuscript Studies” (finanziato dalla European Science Foundation 2009-2014), e del progetto Advanced Grant del Consiglio europeo della ricerca “TraCES: From Translation to Creation: Changes in Ethiopic Style and Lexicon from Late Antiquity to the Middle Ages” (2014-2019), è ora direttore scientifico del progetto a lungo termine dell’Akademie der Wissenschaften in Hamburg “Beta maṣāḥǝft: Die Schriftkultur des Christlichen Äthiopiens und Eritreas: Eine multimediale Forschungsumgebung” (2016-2040). È membro del Centre for the Study of Manuscript Cultures dell’University of Hamburg (2011-2023, permanent fellow dal novembre 2023) ed è stato co-direttore del Cluster of Excellence “Understanding Written Artefacts: Material, Interaction and Transmission in Manuscript Cultures” (2019-2023). È membro di diverse associazioni scientifiche, dell’Academia Europaea, dell’Accademia Ambrosiana, dell’Ethiopian Academy of Sciences, dell’Akademie der Wissenschaften in Hamburg, e dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Ha pubblicato ampiamente sulla tradizione testuale e manoscritta dell’Etiopia e dell’Eritrea, contribuendo in particolare allo studio della fase più antica della storia scribale, linguistica e letteraria, dell’epigrafia, delle raccolte canoniche, agiografiche e liturgiche, e alla critica testuale.
Michela Clemente è una tibetologa, attualmente ricercatrice al Dipartimento ISO – Istituto Italiano di Studi Orientali (“Sapienza”). Dal 1998 al 2011 ha collaborato con l’IsIAO. Dal 2017 ha lavorato alla riapertura della “Biblioteca IsIAO” – Sala delle collezioni africane e orientali (Biblioteca Nazionale Centrale di Roma) e attualmente è la Responsabile Scientifica del Fondo Tucci Tibetano. Dal 2010 collabora con il MIASU (Mongolia and Inner Asia Studies Unit, Università di Cambridge). Nel 2013 ha ottenuto la Marie Skłodowska Curie Fellowship per il suo progetto Tibetan Book Evolution and Technology (TiBET). È stata co-curatrice della mostra Buddha’s Word: The Life of Books in Tibet and Beyond (Museum of Archaeology and Anthropology, Università di Cambridge). È ricercatrice affiliata al MIASU e Life member del Clare Hall (Università di Cambridge). Insegna all’Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro (ICPAL) dal 2019. È autrice di numerose pubblicazioni sulla cultura del libro in Tibet, sulla storia e la letteratura tibetana ed è coinvolta in progetti di diverse istituzioni.
Chiara Zazzaro è professoressa associata di Archeologia Marittima presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Fin dall’inizio della sua carriera accademica ha condotto ricerche nel campo dell’archeologia ed etnografia marittima dell’Oceano Indiano, concentrandosi sullo studio delle imbarcazioni contemporanee in legno e delle tradizioni cantieristiche, di relitti, siti costieri e comunità marittime in Africa nord-orientale, nella penisola arabica e in Indonesia.
Roberto Ciarla, archeologo, è dottore di ricerca in ‘Lingue, Culture e Società Orientali’ presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Diplomato in ‘Lingua e cultura cinese’ presso l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente-Is.M.E.O. e l’Istituto di lingue di Pechino. Ha partecipato a progetti di ricerca archeologica in Italia, Turchia, Egitto, Kuwait, Oman, Pakistan, Cina, Indonesia e Thailandia. È stato team leader del progetto della Banca Mondiale ‘Sichuan Province Cultural Heritage Strategic Masterplan’, e membro del gruppo di coordinamento e docente del progetto di cooperazione Italia-Cina ‘Istituzione del Centro di Xi’an per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali’ (prov. di Shaanxi, RPC) finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Dal 1982 al 2017 ha prestato servizio presso l’ex Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘G. Tucci’ (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) come curatore delle collezioni d’arte dell’Asia orientale. Dal 1987 al 2020 è stato co-direttore del progetto Italo-Thai ‘Lopburi Regional Archaeological Project’. Principali campi di ricerca: preistoria e protostoria dell’Asia orientale e del Sudest asiatico continentale; cultura materiale e suoi processi di produzione; modi e mezzi di circolazione/scambio di tecnologie e beni tra Cina e Sudest asiatico continentale.
Laureata in Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico presso l’Università di Roma La Sapienza, dal 1985 è ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (oggi Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) e responsabile della biblioteca dell’istituto. Specialista delle culture dell’età del Bronzo dell’Asia Media e penisola Araba ha partecipato a missioni archeologiche nel Vicino Oriente, penisola Araba, Asia Centrale, Iran e Italia, organizzate da Sapienza, IsMEO, CNR e CNRS. Ha diretto il laboratorio archeologico congiunto CNR – Università di Shiraz “The Face of Fars. An Archaeological Survey of the Main Sasanian Monuments in the Cradle of Empire”. Esperta di informatizzazione di dati archeologici e creazione di banche dati ha curato la realizzazione di archivi di materiali da missioni in Asia, nonché progetti di integrazione di tecniche avanzate di rilevamento, metodologie geofisiche, GIS e modelli numerici per la conoscenza dei siti archeologici. È co-autrice con M. Vidale del volume “Lapis Lazuli Bead Making at Shahr-i Sokhta”, che nel 2019 ha ottenuto il World Award for Book of the Year of Islamic Republic of Iran. Si dedica contestualmente a studi sulla percezione dell’esotico nel fumetto italiano.
È membro del Consiglio Direttivo dell’ISMEO dal 2020. E’ stato Research Fellow alla Smithsonian Institution (Washington DC, USA) e per buona parte della sua carriera archeologo presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo). Già professore a contratto alle Università di Genova, Roma, Bologna e Padova, attualmente è Professore Associato al Dipartimento dei Beni Culturali di quest’ultimo Ateneo, dove insegna Archeologia Orientale e Metodologia della Ricerca Archeologica. Ha effettuato numerose campagne di ricerca in Pakistan, India, Iran, Iraq, Turkmenistan, Eritrea, Tunisia, e in Italia, e condotto diversi progetti di ricerca archeometrici in laboratorio. Attualmente dirige la Missione Archeologica Italiana dell’ISMEO nell’Iran sud-orientale.
Giorgio Banti, nato a Roma (1949), si è formato nelle Università di Pisa e di Roma “La Sapienza”. È stato professore ordinario dal 1997 fino alla sua andata in pensione presso l’Università di Napoli “L’Orientale”, insegnandovi Linguistica generale e Glottologia e, dal 2009, anche Lingua e letteratura somala. Dal novembre 2014 all’ottobre 2019 è stato Pro-Rettore Vicario del suo Ateneo. Ha insegnato a Roma, Cassino e Potenza prima di prendere servizio a Napoli, oltre che in diverse università estere, tra le quali Amburgo, Bayreuth, Zurigo, Addis Abeba, Djibouti, e la ex Università Nazionale della Somalia a Mogadiscio. Dal 1979 ha condotto ricerca sul campo in linguistica, letterature orali, e manoscritti e pubblicazioni ‛aǧamīnei paesi di lingua somala, oltre che in Etiopia, Eritrea e Sudan. Ha fatto parte del Consiglio scientifico dell’IsIAO dal 1997 per diversi mandati. Ha lui si devono alcuni studi monografici e diverse altre pubblicazioni su argomenti che spaziano dalle lingue e letterature cuscitiche (soprattutto somalo, oromo e saho). alla linguistica storica del cuscitico, la lingua e letteratura hararina antica, e la lingua e la letteratura nara. In aggiunta a queste tematiche legate al Corno d’Africa, ha anche pubblicato sulla sintassi dell’antico indiano, del greco antico e dell’arabo classico. Per alcuni anni si è anche occupato di LADO, un settore specifico della linguistica giudiziaria, per conto di una società olandese. Il 20 giugno 2001 gli è stato insignito dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio “Giorgio Maria Sangiorgi” per la Storia e l’Etnologia dell’Africa.
Chiara Ghidini è professore associato di Religioni e Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Napoli L’Orientale. Dopo essersi laureata con la supervisione del Prof. Silvio Vita presso l’Università di Napoli L’Orientale, ha ottenuto una borsa di studio post-laurea per studiare sotto la guida del Prof. Antonino Forte presso l’ISEAS (Italian School of East Asian Studies) a Kyoto. Ha conseguito il Master in Studi giapponesi premoderni all’Università di Gakushuin a Tokyo e il PhD all’Università di Cambridge. La sua ricerca si concentra sulla storia culturale e sulla storia delle religioni in Asia Orientale, in particolare in Giappone, sulla costruzione dell’antichità nel Giappone del XIX e XX secolo, e sulla ricezione della storia greca antica in Giappone. Co-dirige la collana “Forma Aperta” per la casa editrice Erma di Bretschneider con il Prof. Luca Arcari (Università di Napoli “Federico II”). L’elenco delle sue pubblicazioni è disponibile su UNORA-Iris.