L’esplorazione dell’archeologia dei bassopiani eritreo-sudanesi è iniziata nel 1980 grazie alla Missione Archeologica Italiana dell’Istituto Universitario Orientale e alla Spedizione Americano-Sudanese della Southern Methodist University di Dallas e della University of Khartoum. Più recentemente, la Spedizione Archeologica Italiana in Sudan e l’Eritrea dell’Università “L’Orientale” e ISMEO in collaborazione con la National Corporation for Antiquities and Museums del Sudan hanno ripreso le indagini nell’area dopo un intervallo di 15 anni.
Le attività di ricerca hanno permesso di delineare la lunga sequenza culturale regionale dell’area (VI millennio a.C.-II millennio d.C). Inoltre, è stato dimostrato che nella regione il processo di adozione dei bovini domestici e delle piante coltivate è iniziato almeno nel IV millennio a.C., il progressivo emergere di uno stile di vita nomade e pastorale si manifesta nel II millennio a.C. e le società gerarchizzate tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C.
La ricca documentazione archeozoologica e paleobotanica ha reso possibile seguire l’emergere di stili alimentari locali, in cui il sorgo coltivato era cruciale. In effetti, la regione ha prodotto le prime prove del processo di addomesticamento del sorgo, forse a partire dal IV millennio a.C. Ciò suggerisce che la regione potrebbe aver fatto parte dell’area di domesticazione di questa specie. L’area fu anche cruciale per la neolitizzazione degli altipiani etio-eritrei e per la diffusione delle colture saheliane in India attraverso l’Oceano Indiano nel III e II millennio a.C.
I materiali importati mostrano che nel III e II millennio a.C. la regione fu inclusa in un vasto circuito che si estendeva dall’Egitto agli altopiani yemeniti e coinvolgeva anche la Nubia, il Butana e il Deserto Orientale. Insieme alla ricchezza in termini di risorse naturali, questi elementi hanno portato all’ipotesi che la regione possa aver fatto parte della leggendaria terra di Punt, menzionata nei testi egiziani sin dalla V dinastia, e da dove materie prime africane, come resine aromatiche, ebano, avorio, pelli di animali e metalli preziosi, erano importate in Egitto.
Le recenti indagini stanno anche fornendo dati sulla storia ambientale della regione, dove a quanto pare condizioni di umidità hanno prevalso fino a ca. 2000 a.C., quindi più a lungo rispetto alle aree a Nord e Ovest, e sui suoi antichi paesaggi. In particolare, i nuovi scavi hanno dimostrato che già nel III millennio a.C., Mahal Teglinos, il principale sito archeologico della regione, era forse una sorta di cimitero federale, cruciale nel paesaggio ideologico. Inoltre, negli ultimi anni è stata posta un’attenzione particolare sulle prime e ultime fasi della sequenza culturale, con ampi scavi di alcuni siti del VI e V millennio a.C. e del I millennio d.C., tra i fiumi Gash e Atbara.
Infine, la Missione sta contribuendo alla gestione del patrimonio culturale, che è minacciato dalla pressione demografica, dall’implementazione di dighe e dall’agricoltura intensiva, nonché dall’estrazione dell’oro. Per affrontare queste sfide, la Spedizione sta conducendo scavi di emergenza, formando il personale delle Autorità locali e conducendo un programma sistematico per aumentare la consapevolezza relativa al patrimonio culturale.