19 Ott Tha Kae 1988-1993
Indagini archeologiche a Tha Kae 1988-1993
Le nostre attività di campo (1988) hanno avuto inizio con un programma di interventi di salvataggio nel sito di Tha Kae (Distretto di Lopburi, Prov. di Lopburi, 14°50’40” N- 100°37’10’’ E) [Fig. 1] sul punto di essere completamente distrutto da attività di cava e dagli scavi clandestini che, nel 1993, imposero l’abbandono dello scavo [Figg. 2-3]. Situato su un terrazzo fluviale abbracciato da un paleo-alveo [Fig. 4], nelle fotografie aeree del 1945 e 1953 il sito appariva chiaramente cinto da doppio fossato e terrapieno (moated site) su un’estesnsione di circa 73-76 ha, di cui oggi non restano che labili tracce [Fig. 5]. A Tha Kae quattro campagne di scavo (1988-1993) hanno consentito di ricostruire la storia del deposito archeologico, con fasi di occupazione databili tra l’inizio del 2 millennio a.C. e il sec. XVII d.C. [Fig. 6].
Obiettivi principali del progetto sono stati: la ricostruzione del processo di formazione del deposito, la definizione delle sue fasi strutturali e culturali, lo studio delle attività artigianali condotte nel sito, la definizione, i cambiamenti e la portata delle interazioni culturali e commerciali a livello regionale ed inter-regionale. Dopo una prima campagna (1988) dedicata esclusivamente alla lettura delle purtroppo numerosissime sezioni di cava lungo tutto il perimetro delle porzioni allora sopravvissute del sito, furono aperti quattro cantieri di scavo e due trincee di saggio (in totale più di 220 m2) [Fig. 7].
L’analisi dei dati ha evidenziato l’importanza del livello basale, relativo a una fase culturale Neolitica (circa 1800-1100 a.C.) [Fig. 8] durante la quale locali comunità di cacciatori-raccoglitori acquisirono la tecnica di coltivazione del riso.
Fig. 2 Tha Kae: 1. 1988 tombe violate lungo il fronte di cava della c.d. “Isola centrale” all’inizio del nostro progetto; 2. Escavatori meccanici al lavoro (1992) nella zona più settentrionale del sito; 3. In primo piano l’imbocco dei pozzi scavati dai “tombaroli” che in alcuni casi riuscirono ad arrivare fino alle nostre trincee di scavo visibili in secondo piano.
Fig. 8 Sepolture di Età Neolitica (ca. 1800-1100 a.C.). 1. Sezione B Tomba 3: a) collana di perline di conchiglia anadara; b) calice in ceramica a tempera minerale e decoro “inciso-e-impresso” a meandri. 2. Op.1 Tomba 10: a) offerta di una valva di ‘vongola d’acqua dolce’ (Fam. Unionidae) e perle di conchiglia tridacna; b) calici a tempera vegetale con spesso ingobbio rosso brunito e decoro geometrico dipinto in rosso.
L’uso di pula di riso è ben attestato come sgrassante nell’impasto dei vasi di terracotta con decorazioni a motivi dipinti [Fig. 9]. Sia questi vasi, sia quelli ad impasto minerale con sofisticate decorazioni a meandro ‘incise-e-impresse’, sono stati rinvenuti nei corredi funerari assieme a perline di conchiglia anadara e valve di ‘vongole di acqua dolce’ (Unionidae) [Fig. 10]. A Tha Kae molto labili sono le evidenze relative all’introduzione della metallurgia del rame tra il 1100-1000 a.C. Un importante rinvenimento attribuito ad una fase medio-tarda della locale Età del bronzo (ca. 800-500 a.C.), è costituito da abbondanti scarti di lavorazione e manufatti semi-finiti derivati dalla produzione di monili di conchiglia tridacna e di pietra (quarzite e calcare) che non solo hanno permesso di ricostruirne l’intero ciclo di manifattura [Fig. 10], ma ci hanno anche consentito di indicare con relativa precisione, grazie a confronti con altri siti tailandesi, il momento in cui i prodotti di questa attività artigianale entrarono nei circuiti di scambio inter-regionale.
Dalla seconda metà del I millennio a.C., gli scambi su lunga distanza, inclusi quelli iniziali con il Subcontinente indiano [Figg. 11-12], la definitiva affermazione della risaia e l’introduzione della siderurgia innescarono un processo di crescita della complessità sociale. A TK questo è evidente nella costruzione dei fossati e del terrapieno intorno al villaggio e nella diversificata ricchezza delle sepolture singole e ‘familiari’ presenti nella necropoli dell’Età del ferro [Figg. 13-14]. Questo processo di crescita culminò con il fiorire del fenomeno artistico Dvaravati intorno al 600-700 d.C. Riferibili a tale ambito culturale sono i resti di due strutture in mattoni che per le dimensioni e per la presenza di piccole lampade votive di terracotta, ipotizziamo avessero una funzione religiosa [Fig. 15]. Diversi e sofisticati manufatti di ambito Dvaravati (inclusi oggetti di culto) sia rinvenuti nel corso dei nostri scavi, sia recuperati dal Thai FAD e da benemeriti privati, testimoniano l’importante ruolo che ebbe il moated site, ormai nell’orbita del centro di Lopburi/Lavo, per la probabile presenza di una comunità religiosa verosimilmente induista prima e poi buddhista. Tale ruolo non decrebbe durante il periodo Khmer (secc. XI-XIII/XIV), come testimoniano nello strato 1 del deposito (spesso ca. 10 cm) numerosi frammenti di vasellame rituale di gres invetriato Khmer e di coeva porcellana cinese [Fig. 16]. Ancora nello strato apicale, e in diverse “isole” di deposito allora superstite, i ritrovamenti di vasellame di gres invetriato dalle fornaci tailandesi di Sukhothai (secc. XIII-XVI) e di frammenti di vasi di terracotta a decori impressi del periodo Ayutthaya (secc. XIV-XVIII) indicano la continuità dell’insediamento, lentamente spostatosi verso il margine occidentale del terrazzo fluviale nel corso degli ultimi 300 anni.