L’antica città carovaniera di Hatra (Iraq settentrionale, 100 km a sud di Mosul), patrimonio UNESCO, è stata raggiunta, per la prima volta dalla liberazione dall’ISIS (aprile 2017), da una missione italo-irachena composta da archeologi e architetti sotto l’egida di ISMEO – Associazione Internazionale di Studi per il Mediterraneo e l’Oriente, collaborazione con lo State Board of Antiquities and Heritage Iracheno, l’Università di Padova e l’Università di Siena. Il progetto è stato finanziato dalla fondazione ALIPH (Alleanza Internazionale per la Protezione del Patrimonio nelle aree in conflitto – Ginevra).
È stata effettuata l’intera documentazione della superficie del sito di Hatra, pari a c.7,3 km grazie all’utilizzo di droni. Le immagini dell’intera città sono state acquisite ad una risoluzione di 3.5 cm per pixel e la zona all’interno del temenos ad 1 cm per pixel. È stato realizzato un modello 3D dell’esterno degli edifici sacri e anche di due interni scelti tra i più significativi dei grandi Iwans. Le immagini che vedrete per la prima volta sono impressionanti ed accattivanti; la speranza è che possano contribuire a rinnovare l’interesse internazionale su questo incredibile sito archeologico e attirare l’attenzione sulla necessità di un suo tempestivo restauro.
La missione ha anche portato a termine una ricognizione sullo stato di conservazione di ciascun ambiente del complesso monumentale, registrando i danni visibili alle diverse aree e ai muri. È stato descritto e classificato in apposite categorie il rapido fenomeno di deterioramento a partire dagli anni ’90 e sono stati elencati i numerosi danni causati dal DAESH.
Questi ultimi consistono: nella parziale distruzione di una gigantesca statua, della quale sono stati recuperati i frammenti; l’abbattimento delle aquile e di altre sculture in pietra della sala dell’Iwan meridionale (Stanza 12) (anche in questo caso molti frammenti sono stati recuperati e portati in un luogo sicuro); raffiche di proiettili hanno danneggiato diverse zone, in particolare il cosiddetto Tempio di Maran, o Tempio Ellenistico ed il vicino Tempio di Shahiru (dove si trova una copia della cosiddetta statua di Avo, il cui originale è al Museo di Baghdad) è stata colpito da una raffica di mitragliatrice; alcuni colpi di mortaio, uno dei quali ha parzialmente danneggiato il muro esterno del Tempio di Shamash o Tempio Principale, mentre un altro, nel 2018, ha avuto un effetto ancora più devastante sulla cima di una delle torri delle porte orientali, sul lato corto del temenos. È stato preparato un report completo in collaborazione con i colleghi iracheni che verrà concluso il prima possibile grazie all’inserimento delle piante finali in CAD che riportano tutti i danni riscontrati.
L’ultimo giorno sul campo la spedizione ha recuperato, tra molti altri detriti e frammenti di sculture vandalizzate dal DAESH, dei grandi lacerti appartenenti alle due imponenti maschere la cui distruzione è stata ampiamente diffusa dal DAESH sul web. Alcuni dei frammenti più grandi si possono ricongiungere, a dimostrazione che lo stesso lavoro distruttivo operato dal DAESH può essere non solo riparato, ma i monumenti danneggiati potranno essere restaurati tornando in condizioni addirittura migliori e verranno ricollocati nella posizione originale ai lati delle porte degli Iwans. Il momento di questa scoperta è stato veramente emozionante; documentato con fotografie e video nella speranza che questa ottima notizia venga seguita dai media con la stessa attenzione che hanno dedicato alla loro distruzione.
Nel complesso è possibile constatare con soddisfazione che la missione, grazie all’attiva collaborazione con lo SBAH Iraq è stata un vero successo: tutti gli obiettivi sono stati portati a termine.